Non passa giorno che uno non riesca a svegliarsi la mattina, o meglio, che uno non riesca a non perdere la concentrazione di continuo senza domandarsi “Ma cosa staranno combinando quei ragazzacci in Transatlantico?”. Sì perché sembra che ci sia sempre qualcuno a scatenare risse ogni volta che c’è da prendere una decisione, tradendo un nervosismo tipico di chi tenta di riposizionarsi in vista di congressi di partito o elezioni imminenti. Si sa che i matrimoni, soprattutto quando sono ‘strani’, ‘larghi’, o di necessità, possono andare in crisi. Il problema è che quando ci sono di mezzo 60 milioni di figliuoli, con altrettanti problemi, ci si aspetterebbe da parte dei ‘genitori’ o tutori che dir si voglia, un comportamento più che di larghe intese, semmai di larghe vedute.
Sarebbe stata una giornata totalmente pro-juventute lo scorso 11.4.13 se Capitan Max non si fosse fermato in Palazzo Vecchio facendo aspettare per oltre 45 minuti gli studenti dell’Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM).Read More →
“In una regione dove, secondo Quiriconi e Gramolati, si è investito negli ultimi 20 anni solo in una più ghiotta rendita immobiliare o commerciale e poco o niente sull’industria”(‘la Repubblica-Firenze, 13.1.13’): sembra il discorso di una bell’addormentato nel bosco, però non appena baciata in fronte, ma semmai imbottita di caffeina dal principe del gruppo Nespresso.
ho appreso ieri da ‘la Repubblica-Firenze’ che sei presidente nel comitato organizzatore dei prossimi Mondiali. Come ben sai, tra i tanti cicloamatori vi sono quelli che ai primi di marzo usano ancora il 39 e che sono in procinto di mettere su il ‘padellone’ solo quando le gambe iniziano a girare. Fare 130 chilometri nella Gran Fondo del 2.3.13 di BiciFi così prematuramente potrebbe rivelarsi uno stillicidio( http://www.bicifi.it/index.php/gran-fondo/la-gran-fondo-di-firenze.html ). Se decidessi di fare 80 chilometri del percorso corto, allora mi basterebbe mettermi in scia di Capodacqua (che si spera vorrà provare parte del circuito mondiale) ed arrivare sano e salvo al traguardo. Read More →
le festività di Natale son terminate, è mancata la neve, ed il silenzio che ne è seguito dal “pensierino” del 6.1.13 è tipico del rumore dei fiocchi che cadono lentamente sul manto dei tetti e delle strade. Read More →
Nel rispondere ad una lettrice(2.12.12), Augias nella sua rubrica cita una frase di Obama: “Continuiamo ad essere un grande Paese non perché abbiamo un grande esercito ma perché abbiamo grandi università” aggiungendo che “Ecco cosa che cosa vuol dire avere una visione, lo sguardo rivolto alle ‘nuove generazioni’ le quali – al di là do ogni crisi economica – non diventeranno mai migliori delle precedenti se non potranno disporre di un efficiente (quanto meno) sistema scolastico”. Read More →
l’argomento di oggi è la Postdemocrazia. Per favore silenzio in ‘classe’; e laggiù in ultimo banco smettiamola di giocare a Risiko, altrimenti vi mando diretti dal Preside.
Cosa è la Postdemocrazia, termine che rarissimamente viene evocato?
E’ quel regime nel quale il potere economico ha preso il sopravvento nei confronti del potere politico. Ad esempio, mentre trenta anni fa era l’urbanistica che regolamentava l’edilizia, oggi avviene esattamente il contrario: prima si costruisce e poi con una legge ‘ad hoc’ si rende legale ciò che si è costruito illegalmente. O più semplicemente, dopo aver incassato denaro pubblico, nemmeno si costruisce. Read More →
Quando ero studente nei dintorni di Washington D.C. durante la campagna elettorale del 1988 tra il democratico Dukakis e George Bush padre, nel dibattito in diretta televisiva tra i due candidati alla vicepresidenza, Loyd Bentsen (D) e Dan Quayle (R) , ci fu una battuta che mandò letteralmente al tappeto il candidato repubblicano che si era autolanciato in improbabili paragoni: “Senator, you’re no Jack Kennedy!”. Standing ovation del pubblico per quasi un minuto.
Un’ora e mezza più tardi, il dibattito fu ritrasmesso da un’emittente locale. Ricordo benissimo che quella sera il cielo era stellato e non tirava un alito di vento. Ma un’ attimo prima della battuta di Loyd Bentsen il mio televisore iniziò ad avere strani malfunzionamenti: l’immagine andava e veniva e l’audio sparì. Audio ed immagine che ritornarono come d’incanto proprio a fine applauso. Quell’episodio non l’ho mai dimenticato e ci ho messo più di dieci anni per venirne a capo, fino a quando non ho capito chi fosse il proprietario di quell’emittente: quel canale di chiamava e si chiama tuttora FOX 5 WTTG DC.
Questo è un piccolo esempio di distorsione dell’informazione che ho potuto constatare di persona quando i partiti finanziano ‘generosamente’ una campagna pubblicitaria televisiva.
Ed infatti “il vantaggio di diciassette punti riportato da Dukakis nei sondaggi di luglio si trasformò nel distacco di dieci ottenuto da Bush a ottobre” (M.A.Jones, The Limits of Liberty).
‘Liberty’ sì, ma anche ‘property’: in fondo anche George Washington, primo presidente USA, era un proprietario terriero.
Il ‘Commander in Chief’ della mia città, nel bel mezzo di una sanguinosa ‘Battaglia di Anghiari’, ha scritto lo scorso aprile che gli Stati Uniti sono la più “potente democrazia del mondo” dove uno semisconosciuto come Obama è potuto diventare Presidente; nonché ha espresso la volontà di eliminare il finanziamento pubblico ai partiti.
Ma senza un minimo di finanziamento, seppur rigorosamente rendicontato, non si rischia di aumentare la difficoltà per rottamare le oligarchie?
Caso vuole che io sia anche cittadino statunitense. Ed anche se è storicamente scontato il verdetto nello stato del Maryland per cui voterò (e qui ‘Minority Report’ di Spielberg forse ne è anche una critica al sistema elettorale americano), e malgrado alcune promesse non siano state mantenute come Guantanamo e la Green Economy(qualche oligarchia petrolifera sembra aver presentato il conto), non faccio mistero da che parte stare il prossimo 6 novembre.
C’è comunque da osservare che a livello globale l’elettore sia oramai condannato a votare per il male minore.
Ma se la mia party affiliation da ben prima del 2007 è per i Democratici americani, a conferma che registrarsi per un partito forse non è da “regime comunista” (R.Reggi, la Repubblica-Firenze 21.9.12), come mai non sono iscritto anche a qualche sedicente partito democratico italiano?
Scalfari nel suo ultimo editoriale domenicale sembra essere in cerca di un Araba Fenice per la guida del governo dell’anno prossimo.
Ma qualora si riesca a trovare, il bello è che non è dato sapere quando queste ‘primarie’ siano state formalmente aperte; inoltre, è vero o falso che in questo Paese le primarie non sono state neanche istituzionalizzate?
Quantomeno negli Stati Uniti, con tutti i difetti del caso, esiste il meccanismo dei “Caucus” per la scelta dei delegati che poi partecipano alle nomination del proprio partito.
Visto che da noi in Italia c’è chi è partito in anticipo e si trova in buona posizione nelle intenzioni di voto, come è possibile essere già entrati nella hit parade del sondaggista Pagnoncelli prima dell’inizio formale della competizione?
Forse prima bisogna diventare sindaco della propria città e poi scrivere un romanzo su come attraversare a nuoto le chiare, fresche e dolci acque del fiume Arno ed intitolarlo “Stile Libero”?
Forse si deve convincere qualche lobby o qualche magnate australiano e farsi comprare un network televisivo come La7 per partecipare a tamburo battente ai talk show al fine di recuperare lo svantaggio?
Chissà se alla Apple dopo l’ultima convention dei Democratici a Charlotte, gli è stato chiesto di progettare anche l’I-Matteo.
Primarie all”amerihana’, come direbbe qualcuno, o piuttosto primarie all’amatriciana?
Cordialmente
Giovanni Amaducci
(candidato nazionale per il partito che non c’è)
PS: Ah, che nostalgia quando si andava in montagna a Cervinia con Adriano Olivetti e la Natalia Ginsburg!
“Amaducci, ma quanti anni hai?”, Vi domanderete.
E’ come se ne avessi circa duemila, ma devo dire che li porto abbastanza bene.
“Ma non ti eri fermato a Eboli?”
Sì, poi ho fatto anche una piccola sosta ad Ivrea. E da lì ho allargato le mie conoscenze.
“E con voi in montagna veniva anche Scalfari?”
Ma anche se fosse venuto, non l’avremmo proprio visto, dato che aveva già allora la mania di scendere a rotta di collo senza fermarsi sul lato sinistro della pista.
“E riesci anche a camminare sull’acqua?”
Diciamo che sulle cicche ci sono abituato: piazza S.Spirito a Firenze ne era sempre stracolma; per il resto mi sto attrezzando; d’altra parte – come dice Woody Allen in ‘Manhattan’ – a qualcuno bisogna pur ispirarsi, no?