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Firenze, 21.9.12
Quando ero studente nei dintorni di Washington D.C. durante la campagna elettorale del 1988 tra il democratico Dukakis e George Bush padre, nel dibattito in diretta televisiva tra i due candidati alla vicepresidenza, Loyd Bentsen (D) e Dan Quayle (R) , ci fu una battuta che mandò letteralmente al tappeto il candidato repubblicano che si era autolanciato in improbabili paragoni: “Senator, you’re no Jack Kennedy!”. Standing ovation del pubblico per quasi un minuto.
Un’ora e mezza più tardi, il dibattito fu ritrasmesso da un’emittente locale. Ricordo benissimo che quella sera il cielo era stellato e non tirava un alito di vento. Ma un’ attimo prima della battuta di Loyd Bentsen il mio televisore iniziò ad avere strani malfunzionamenti: l’immagine andava e veniva e l’audio sparì. Audio ed immagine che ritornarono come d’incanto proprio a fine applauso. Quell’episodio non l’ho mai dimenticato e ci ho messo più di dieci anni per venirne a capo, fino a quando non ho capito chi fosse il proprietario di quell’emittente: quel canale di chiamava e si chiama tuttora FOX 5 WTTG DC.
Questo è un piccolo esempio di distorsione dell’informazione che ho potuto constatare di persona quando i partiti finanziano ‘generosamente’ una campagna pubblicitaria televisiva.
Ed infatti “il vantaggio di diciassette punti riportato da Dukakis nei sondaggi di luglio si trasformò nel distacco di dieci ottenuto da Bush a ottobre” (M.A.Jones, The Limits of Liberty).
‘Liberty’ sì, ma anche ‘property’: in fondo anche George Washington, primo presidente USA, era un proprietario terriero.
Il ‘Commander in Chief’ della mia città, nel bel mezzo di una sanguinosa ‘Battaglia di Anghiari’, ha scritto lo scorso aprile che gli Stati Uniti sono la più “potente democrazia del mondo” dove uno semisconosciuto come Obama è potuto diventare Presidente; nonché ha espresso la volontà di eliminare il finanziamento pubblico ai partiti.
Ma senza un minimo di finanziamento, seppur rigorosamente rendicontato, non si rischia di aumentare la difficoltà per rottamare le oligarchie?
Caso vuole che io sia anche cittadino statunitense. Ed anche se è storicamente scontato il verdetto nello stato del Maryland per cui voterò (e qui ‘Minority Report’ di Spielberg forse ne è anche una critica al sistema elettorale americano), e malgrado alcune promesse non siano state mantenute come Guantanamo e la Green Economy(qualche oligarchia petrolifera sembra aver presentato il conto), non faccio mistero da che parte stare il prossimo 6 novembre.
C’è comunque da osservare che a livello globale l’elettore sia oramai condannato a votare per il male minore.
Ma se la mia party affiliation da ben prima del 2007 è per i Democratici americani, a conferma che registrarsi per un partito forse non è da “regime comunista” (R.Reggi, la Repubblica-Firenze 21.9.12), come mai non sono iscritto anche a qualche sedicente partito democratico italiano?
Scalfari nel suo ultimo editoriale domenicale sembra essere in cerca di un Araba Fenice per la guida del governo dell’anno prossimo.
Ma qualora si riesca a trovare, il bello è che non è dato sapere quando queste ‘primarie’ siano state formalmente aperte; inoltre, è vero o falso che in questo Paese le primarie non sono state neanche istituzionalizzate?
Quantomeno negli Stati Uniti, con tutti i difetti del caso, esiste il meccanismo dei “Caucus” per la scelta dei delegati che poi partecipano alle nomination del proprio partito.
Visto che da noi in Italia c’è chi è partito in anticipo e si trova in buona posizione nelle intenzioni di voto, come è possibile essere già entrati nella hit parade del sondaggista Pagnoncelli prima dell’inizio formale della competizione?
Forse prima bisogna diventare sindaco della propria città e poi scrivere un romanzo su come attraversare a nuoto le chiare, fresche e dolci acque del fiume Arno ed intitolarlo “Stile Libero”?
Forse si deve convincere qualche lobby o qualche magnate australiano e farsi comprare un network televisivo come La7 per partecipare a tamburo battente ai talk show al fine di recuperare lo svantaggio?
Chissà se alla Apple dopo l’ultima convention dei Democratici a Charlotte, gli è stato chiesto di progettare anche l’I-Matteo.
Primarie all”amerihana’, come direbbe qualcuno, o piuttosto primarie all’amatriciana?
Cordialmente
Giovanni Amaducci
(candidato nazionale per il partito che non c’è)
PS: Ah, che nostalgia quando si andava in montagna a Cervinia con Adriano Olivetti e la Natalia Ginsburg!
“Amaducci, ma quanti anni hai?”, Vi domanderete.
E’ come se ne avessi circa duemila, ma devo dire che li porto abbastanza bene.
“Ma non ti eri fermato a Eboli?”
Sì, poi ho fatto anche una piccola sosta ad Ivrea. E da lì ho allargato le mie conoscenze.
“E con voi in montagna veniva anche Scalfari?”
Ma anche se fosse venuto, non l’avremmo proprio visto, dato che aveva già allora la mania di scendere a rotta di collo senza fermarsi sul lato sinistro della pista.
“E riesci anche a camminare sull’acqua?”
Diciamo che sulle cicche ci sono abituato: piazza S.Spirito a Firenze ne era sempre stracolma; per il resto mi sto attrezzando; d’altra parte – come dice Woody Allen in ‘Manhattan’ – a qualcuno bisogna pur ispirarsi, no?