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Firenze, 4.3.25

Sciopero nell’interesse dei cittadini” (‘il Fatto Quotidiano’, 27.2.25), ma di interventi da parte di questi ultimi (fatto salvo giuristi e addetti ai lavori) nella giornata di sciopero dei magistrati al Palazzo di Giustizia di Firenze, neanche l’ombra.

Presente anche la Sindaca, in veste “istituzionale” (?).

Abile la Premier durante la conferenza stampa (9.1.25) a non rispondere al cronista del ‘Fatto’ sui malfunzionamenti della nuova App, e chissà se avrà udito, come del resto l’attuale Ministro, quanto denunciato dal Procuratore di Firenze sulla Grave crisi di organico” (‘La Nazione’, 20.1.25).

Riavvolgendo un po’ il nastro, non è detto che tutti conoscano il DPR 361/1957, cioè “Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per l’elezione della Camera dei deputati”, che sulle concessioni prevedeva che non sono eleggibili “coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l’obbligo di adempimenti specifici, l’osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta;”.

La vulgata suggerisce che quel DPR (PdR A.Gronchi, PdC A.Fanfani. Min. Giustizia A.Moro) fu fatto per evitare che Enrico Mattei, il quale notoriamente reputava i partiti come dei taxi, si candidasse alle elezioni. Non deve sfuggire quindi che se quel DPR fosse stato rispettato, anche il Cavaliere non sarebbe potuto entrare in politica nel 1994.

Lo stesso DPR prevedeva che i “magistrati – esclusi quelli in servizio presso le giurisdizioni superiori – «, anche in caso di scioglimento anticipato della Camera dei deputati e di elezioni suppletive,» non sono eleggibili nelle circoscrizioni sottoposte, in tutto o in parte, alla giurisdizione degli uffici ai quali si sono trovati assegnati o presso i quali hanno esercitato le loro funzioni in un periodo compreso nei sei mesi antecedenti la data di accettazione della candidatura. Non sono in ogni caso eleggibili se, all’atto dell’accettazione della candidatura, non si trovino in aspettativa ”: già allora, come si evince, per la categoria qualcosa era previsto.

Venendo al CSM, chi sostituì Bachelet dopo la sua uccisione, fu Zilletti, questo pizzicato dalla vicenda P2, a sua volta sostituito da Conso. E per arrivare a consiliature più recenti, Legnini (2014-18), Ermini (2018-22), Pinelli (2022-26), non va sottaciuto che son tutte vicepresidenze a forte connotazioni politica, con gli ultimi due avvocati di professione.

Se si guarda alla mozione di incompatibilità ambientale promossa da parte di alcuni membri del CSM nei confronti del Procuratore di Roma Lo Voi, la capofila è l’Avv. Eccher, eletta in quota Lega, dove peraltro l’attuale vicepresidente non ha perso occasione per ribadire che “questa consapevolezza implica un magistrato che non cerchi il consenso politico e sociale alle proprie decisioni.

Cortecircuito i superavvocati alla Consulta‘, così titola ‘L’Espresso’ (21.2.25): “Prendete Franceso Saverio Marini, classe 1973. Così quotato da meritarsi l’incarico (s’intende a titolo gratuito) di consigliere giuridico della premier Giorgia Meloni. E tanto esperto da essere ingaggiato da molte Regioni per patrocinarle proprio davanti alla Consulta. L’ultima volta qualche mese fa, quando si è trovato a difendere la Regione Liguria allora presieduta da Giovanni Toti in una causa, pensate un po’, contro la presidente del Consiglio… Il padre è Annibale Marini per otto mesi tra il 2005 e il 2006 presidente della Corte costituzionale”. Massimo Luciani “anche lui è stato appena eletto dal Parlamento alla Corte costituzionale. E’ uno dei quattro nomi usciti dalle estenuanti trattative di inizio febbraio fra i partiti e rappresenta il versante politico opposto rispetto a Marini. Luciani è stato sostenuto dal Partito Democratico ed è uno dei legali super specializzati nella cause alla Consulta. Ne ha patrocinate a bizzeffe… una decina nel solo 2024”.

‘Magistratura Democratica’, della serie gli altri sono autocratici; ‘Magistratura Indipendente’, della serie gli altri sono proni al potere politico; ‘UniCost’, della serie gli altri sono incostituzionali: ciò per dire che invece di fossilizzarsi in una battaglia pro/contro la separazione delle carriere dei magistrati, che già esiste, più opportuno sarebbe diminuire, o abolire, l’influenza delle varie correnti all’interno della stessa magistratura e concentrarsi sulla separazione tra carriere degli avvocati, giudici della Consulta, membri ‘laici‘ del CSM (possibilmente non di nomina politica).

Ma per risolvere il problema a monte ed interrompere questo cane che si morde la coda, andrebbe in primis fatta una legge attuativa dell’art. 49 della Costituzione (“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”), cosa mai avvenuta in 70 anni, in quanto i partiti oramai sono diventati “gusci vuoti” (S.Cassese, ‘la Repubblica’, 26.1.25).

Ha chiuso la giornata fiorentina il Presidente dell’ANM Toscana A.Ghelardini, appellandosi a Calamandrei. Ma è stato proprio il giurista fiorentino nella notte dei tempi a tuonare contro la DC e PCI perché il suddetto articolo venisse attuato. Ipse dixit: “I partiti da libere associazioni di volontari credenti si sono trasformati in eserciti inquadrati da uno stato maggiore di ufficiali e sottufficiali in servizio attivo permanente, nei quali a poco poco si intimidisce lo spirito dell’apostolo e si crea l’animo del subordinato, che aspira a entrare nelle grazie del superiore”.

Altrimenti, parafrasando Quasimodo, saran carriere della sera.

Cordialmente

Giovanni Amaducci

(CivitasDemocratica.it)

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