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Firenze, 29.9.21
Se si paragonano le prime pagine di domenica 19 settembre de ‘Il Sole 24 Ore’ e quella de ‘LaVerità’, si nota una certa differenza di approccio in materia di tasse.
Il primo quotidiano scrive “Casa, l’evasione supera i 6 miliardi”, mentre il secondo “La Germania ordina di spremerci le case”, seguita da un’approfondita analisi di Paolo Del Debbio della IULM che letteralmente conclude “Quindi prima di rompere le palle agli italiani, anche sulle tasse, guardino agli affari loro: noi ci pensiamo autonomamente a cosa dovere o non dovere fare”.
Giorgia, la “giornalista in aspettativa”, l’eroina nazionale che combatte contro il “metadone di Stato”, ad inizio 2021, ospite al TG2, si lamentava che in Germania i ristori arrivavano subito sul conto corrente e per giunta in proporzione al 75% del fatturato annuo precedente. Già.
Già perché dopo aver accettato la condivisione del debito con il Recovery Fund causa pandemia, a fronte di circa 1700 miliardi di risparmio privato sui conti correnti italiani ed un debito pubblico a 2600 e rotti mld, può darsi che a qualcuno – ma non a Del Debbio – siano sorti dei dubbi. Una revisione degli estimi catastali non significa un automatico aumento delle tasse. Anzi, in ottica di transizione energetica può aiutare, facendo gli opportuni incroci, a scovare le cosiddette “case fantasma”, tipo gli utenti che pagano la bolletta elettrica ma non la TARI. Ovvio che per “ridurre in prospettiva la bolletta”, a cui ha accennato l’AD di SNAM ad un recente convegno sul biogas, va incentivata la raccolta differenziata in quanto dai rifiuti si fa energia, che nel caso dell’organico, dovranno essere concepiti come dei pacchi postali tale da permetterne a destinazione la misurazione del peso e qualità del mittente.
E quanto è il tasso di recupero dell’evasione fiscale da parte dei “maestrini tedeschi”? Almeno tre volte quello italiano. Con questo non è che in Germania la corruzione e le tangenti non esistano, ma quantomeno le opere infrastrutturali, anche se ‘oliate’, vengono portate a termine. E su questo specifico tema il paragone non regge neanche con la Spagna, quando anni fa ‘Report’ segnalò come un chilometro di TAV costasse un terzo che in Italia.
“La produttività non è un’opinione: tolta l’auto, Italia batte Germania” scrive il Prof. Fortis della Cattolica su ‘HuffingtonPost’ del 21.9.21. In effetti è da un po’ che la Ferrari in F1 arranca dietro la Mercedes: chissà se è anche un effetto che in Italia coesistono svariate sigle metalmeccaniche (Fim, Fiom, Uilm) mentre là esiste un’altra concezione del sindacato (IG Metall).
Difficile misurare la produttività in campo sanitario, ma la differenza tra uno stato federale (dove i partiti non sono enti gassosi) e uno feudale, lo si vede bene nell’articolo della Gabanelli sul ‘Corriere ‘del 19.9.21 dedicato ai medici di base, ove viene fatto un confronto tra lo stipendio dei tirocinanti: di circa “5000 euro” al mese lassù, “966 euro” quaggiù, le cui valutazioni nel primo caso è governata dall’Associazione medica bavarese, nel secondo è in balia delle Regioni e la solita trafila di sigle (Fimmg, Snami). Per ogni forma di associazionismo in Italia si finisce sempre al Ping, Pong, Pang (oltre ai sindacati vedasi alla voce magistratura).
E’ vero comunque che un Porsche, se si fermano alcune imprese del bergamasco, non va nemmeno in vetrina. Magari ai tempi del ‘Viaggio in Italia’ di Goethe le cose erano differenti, ma se si scende in macchina da Berlino, quando si entra nel Belpaese non necessariamente si viene subito derubati dell’autoradio come in ‘Bianco, Rosso e Verdone’, ma si avverte subito come l’ambiente inizi ad essere molto più trascurato.
Capita a fagiolo quanto viene riportato da ‘il Fatto’ (21.9.21) riguardante i Pfas in Veneto, cioè “sul rapporto tenuto segreto dalla Regione… dati georeferenziati e mai diffusi”, che avrebbero contaminato 30 comuni, dalle albicocche alle uova, provenienti da una nota azienda che realizzava prodotti per l’industria agrochimica e farmaceutica.
Che a sua volta si riallaccia a quanto recentemente accaduto in Toscana sui “rifiuti tossici provenienti dalle concerie del distretto di Santa Croce” (‘Domani’, 30.8.21).
Nel caso veneto l’azienda in questione ha chiuso, quelle toscane invece, stando alle intercettazioni (“Rischiamo il collasso. Allarme lavoro, seimila posto in gioco”), probabilmente sarebbero state costrette a farlo se avessero messo a bilancio, tutto a svantaggio del famigerato PIL, i costi di smaltimento.
Nel produttivo “Nord Est” (‘HuffPost’, 21.9.21) si sa come la pensano sulle imposte (‘LaVerità’ domenica scorsa, a differenza di altri quotidiani, in piazza Erbe a Verona poco prima delle 13 era finita), ma sembra esser tornati ai tempi che spinsero l’allora licenziato De Rita a fondare il CENSIS e raccontare la società italiana, quella de “L’economia sommersa e il localismo”. Fu definito per questo dall’Avvocato “l’amico degli straccioni pratesi” (‘Sole’, 4.3.18); particolare ricordato anche a Firenze dal medesimo lunedì 20 ad un convegno su ‘L’Italia del Pnnr. Tra meccanismi spontanei e piani di sviluppo‘, dove ha testualmente ribadito che oggi il sistema sta reggendo grazie “all’export e al sommerso”.
Ma due giorni prima che qualcuno ribadisse che la “produttività non è un’opinione”, è stata resa pubblica la perizia che ha divorato viva l’operaia Luana D’Orazio: “Orditoi senza protezioni per aumentare la produzione”, il tutto reso possibile grazie ad un “ponticello elettrico” nel macchinario (‘la Repubblica’, 19.9.21).
Lacrime di coccodrillo: “Non possiamo che riconoscerci nella sua stanchezza” (idem), questo riferito al lamento della madre che sperava che la morte di sua figlia fosse servito a qualcosa. Negli anni ruggenti del Jobs Act non si rammenta che quel giornale (gestione Calabresi) si fosse stancato più di tanto nel porre il problema che a fronte di una riforma del lavoro, in teoria giusta, si doveva cogliere l’occasione anche per infoltire gli organici degli addetti ai controlli sui luoghi di lavoro (stesso problema con la legge 132/2016 dove mancano gli ispettori per il controllo ambientale, alla faccia delle “ecodittature”).
Il sospetto è che l’unilaterale e improvvisa vendita del “35% di Cdp Reti” a State Grid of China nell’estate 2014, rientrasse all’interno di un tacito accordo con gli “straccioni pratesi”, oramai diventati cinesi. La speranza è che l’attuale Governo faccia valere il Golden power su un settore così strategico come le Smart Grids, le reti elettriche intelligenti.
Pochi giorni prima del referendum costituzionale, riguardo ‘Industria 4.0’ si era suggerito, sia in ottica di riforma degli ITS sul modello tedesco e sia per bilanciarne la decontribuzione dei neoassunti tra un Nord che già marciava spedito ed un Sud che arrancava, quanto segue: “Al ‘creative innovation festival’ di Brescia, tenutosi il 2.10.16, nell’illustrare un prototipo di ‘Industria 4.0’ uno degli standisti ha messo in evidenza come le competenze siano difficili trovare in un distretto già assai industrializzato come quello bergamasco-bresciano. Figurarsi in una zona come la Locride! Imperativo quindi mettere mano ai corsi di studi: uno studente che esce da un istituto tecnico deve saper architettare/sviluppare i microcontrollori” ( https://www.civitasdemocratica.it/2016/12/02/moment-act/#Industria_4.0 ). Nonché riconoscere a Bersani, sempre nel suddetto post, di essere stato un po’ il “capostipite di ‘Industria 2015’ cioè basata sugli obbiettivi”, altrimenti passa l’idea che tutto nacque per incanto a Rignano sull’Arno.
Ma se in una conversazione con ‘Il Sole 24 Ore’ (26.9.21) il Presidente dell’ISTAT Blangiardo ha affermato che è necessario “rivitalizzare la produzione di capitale umano” per arrestare il trend in atto dal 2014 del calo delle nascite, cosa che è riuscita in Germania “perché gli interventi non devono avere natura assistenziale ma demografica”, significa che non è solo un problema di decontribuzione dei neoassunti.
E non sta scritto da nessuna parte che in un ateneo di ispirazione cattolica i docenti debbano per forza fare riferimento alle encicliche del Papa, però l’argomento principale all’interno della ‘Laudato sì’ è proprio “l’interconnessione tra crisi ambientale della Terra e crisi sociale dell’umanità” (Wikipedia).
Le tabelle/grafici del Prof. Fortis sulla produttività, anche se aggiornate all’oggi, non è che contengano dati falsi, sono semplicemente vecchie. Perché partono dal presupposto che l’ambiente sia una risorsa illimitata. E purtroppo il caso toscano di Santa Croce ci pone di fronte ad un bel dilemma: si mandano a casa le persone (ed il PIL) o si rispetta l’ambiente?
A parte Franco Battaglia, secondo cui “non esiste alcuna emergenza climatica” (‘LaVerità’, 22.8.21), al quale va segnalato che sono stati recentemente aperti degli acquapark per i suoi passatempi nei pressi dell’aeroporto di Malpensa e della metro di New York, i rapporti dell’IPCC sono chiari. Se poi qualcuno vuole prendersi la briga di andare a convincere il segretario generale dell’ONU di essere un profeta di sventura perché strilla che “il mondo è sull’orlo dell’abisso” (‘HuffingtonPost’, 21.9.21), è libero di farlo.
Più che un “ponticello elettrico”, ne occorrerebbe uno mentale per avviare una transizione ideologica prima che ecologica. Questo significa georeferenziare Regione per Regione, Comune per Comune, così da poter correlare le emissioni di CO2 con i rispettivi consumi di energia anche in base alla popolazione; non solo per correggere eventuali distorsioni del mercato degli ETS (Emission Trading System), ma soprattutto perché con miliardi di green bonds in giro e senza un vero meccanismo di standardizzazione intercontinentale che garantisca un minimo di reciprocità, prima o poi un’altra Lehman Brothers è dietro l’angolo.
Sennò troppo comodo ritrovarsi il 31 dicembre del 2029 “a bere del whisky al Roxy Bar” per rinfacciarsi l’un l’altro “Ma lo sai che per colpa tua non siamo riusciti a ridurre del 50% le emissioni di CO2?”.
Ed a proposito di rivoluzione industriale, la ragione principale per cui Tesla a fine Ottocento negli USA scalzò Edison in popolarità, fu per via che la corrente alternata, a differenza di quella continua, permetteva la distribuzione su grandi distanze. Adesso la corrente continua (quella per intenderci che arriva dai pannelli fotovoltaici, a rischio stop per “caro metalli”), se si vuole una transizione energetica degna di tale nome, andrà gestita con gli stoccaggi anche dentro i condomini (e permettere in questo modo di abbattere un po’ di oneri in bolletta).
All’interno dei quali in Germania, da tempo, è legalmente possibile vendere la propria energia al vicino.
Dopo Industria 4.0 (che vuole dire tutto e niente), Agricoltura 4.0 (anche lì Coldiretti, Confagricoltura, CIA, ecc.), ed in attesa del Sindacato 4.0 (se mai), non è quantomeno giunto il momento di Fisco 4.0?
Cordialmente
Giovanni Amaducci