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Firenze, 22.5.24
Fa piacere che il Segretario Generale dell’Istituto Universitario Europeo nell’aprire il convegno Cesifin ‘Quali lezioni dopo un biennio di politica monetaria antinflazionistica?‘ si sia reso conto di vivere, ipse dixit, in una sorta di “torre d’avorio”. Deve essere stato il colpo di timone della sua nuova Presidente, che sulle forme di partecipazione un libro l’ha scritto: ‘Una nuova democrazia. Come i cittadini possono ricostruirla dal basso‘.
Il termine esatto, per rimarcare questo distacco, lo ha utilizzato il Prof. Fabbrini su ‘II Sole 24 Ore’ del 19.5.24, invitando sì i partiti sovranisti a favorire il processo di integrazione europea, ma anche quelli europeisti ad uscire dalla propria “compiacenza”.
Dato che nel capoluogo toscano da 15 anni a questa parte di ristoranti se ne aprono uno ogni giorno, tra le novità della fucina locale c’è ‘Firenze Democratica‘ della candidata sindaca, ed ex assessore/a all’Ambiente e Urbanistica, Del Re che propone “Più potere ai Quartieri. Assemblee di cittadini per coinvolgerli nelle decisioni del Palazzo” (‘la Repubblica-Firenze‘, 14.4.24). Ciò fa venire in mente un post di 10 anni fa in cui si scriveva che “Se si voleva dare un segnale di cambiamento – perché la partitocrazia nasce proprio lì – non si poteva assegnare almeno la presidenza del consiglio di quartiere estraendolo a sorte tra i vari cittadini volontari? Ma è abitudine che i residenti vengano coinvolti ex post, a disastro avvenuto” ( https://www.civitasdemocratica.it/2014/11/22/youdorm/#Civitas ). Buona l’intenzione, è che costei poi propone i suoi ex consiglieri comunali alla presidenza dei quartieri (Q1 e Q4): la volpe perde il pelo ma non il vizio. Che comunque è nulla in confronto alla distonia costituzionale dei partiti rispetto a Francia e Germania. Sorprende però che a livello europeo non si sia posto il problema di uniformare il finanziamento ai partiti.
Esiste un articolo della Costituzione italiana, mai (volutamente?) attuato, che dice che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (per gli appassionati https://www.civitasdemocratica.it/2018/05/02/al-presidente-della-repubblica-2/ ): ma se per legge all’interno di queste associazioni di iscritti non esiste un meccanismo di regolamentazione, come conseguenza, siamo o non siamo in democrazia? Ed a fronte dei “2 miliardi” (‘Huffpost’, 21.5.24) finiti in mano alla criminalità organizzata per il Superbonus, lecito è il sospetto che parte di essi, più o meno indirettamente, vadano a sponsorizzare le campagne elettorali. Ora sui 200 e rotti miliardi per il PNRR all’Italia (che con i 200 ‘dissolti’ per il Superbonus siamo a ben oltre i 400, a fronte degli “800” stimati per riqualificare il patrimonio edilizio italiano) si è pure aperta la polemica se nel 2020 sia stato merito o no dell’allora Premier italiano: perdiana, ma il problema innanzitutto è saperli spendere! Con una Pubblica Amministrazione perennemente inefficiente i nodi son venuti al pettine; quando invece, con una maggiore integrazione dei corsi di studio a livello europeo, gli studenti italiani potrebbero svolgere master in PA ad es. in Germania, con il vincolo poi di essere assunti nel paese di origine con uno stipendio in linea con la media UE (per gli appassionati https://www.civitasdemocratica.it/2018/06/20/erasmus-meets-your-neets/ ).
C’era una volta il più grande imbonitore di masse dal dopoguerra ad oggi, che prometteva ‘Inglese, Internet, Impresa‘ e che si allaccia al problema ricordato da S.Massini nella serata al teatro della Pergola il 19.5.24 (presente il Sindaco che ora sdrucciola in Europa) dedicata al suo libro su ‘Mein Kampf‘, cioè sui meccanismi che i seduttori seriali usano per “parlare alle masse come bambini”.
Da non dimenticare poi l’intervento della scrittrice Marianella Sclavi in Palazzo Vecchio al ‘Festival dell’Economia Civile’, quando facendo un paragone con la Francia, ha detto che “i partiti politici… fagocitano regolarmente la società civile”.
“Non sono d’accordo” è stata la reazione dell’attuale Presidente del Q4 fiorentino prima che iniziasse il convegno ‘Il futuro di Mercafir‘ quando gli si è fatto notare che oramai destra e sinistra sono pressoché malattie mentali. Forse si è scordato che è stato proprio il suo partito ad abolire il finanziamento pubblico ai partiti (in Germania c’è) e che la legge elettorale in vigore oggi, sempre vidimata dal suo partito (ma che l’attuale Premier quando era all’opposizione non ha votato), è tuttora sotto la lente della CEDU.
Al suddetto convegno, svoltosi in contemporanea con quello sull’energia dell’Istituto Europeo ‘Electric Transmission and the Energy Transition‘, si è parlato di circolarità e che potrebbe essere un banco di prova per correlare, ambiente, territorio, ed appunto energia. Temi locali che devono inevitabilmente intrecciarsi con quelli globali (alias glocalizzazione), anche in nome di un “costituzionalismo digitale”, visto che oramai viviamo in “Stati senza territorio, imperi nel cloud”.
Il tema energia è stato uno dei leitmotiv del convegno in Cassa di Risparmio Firenze a cui si faceva riferimento all’inizio, in quanto le bollette oggi rappresentano un notevole fardello sul groppone delle famiglie, e l’ex Presidente dell’Ufficio Parlamentare di bilancio, dopo quanto accaduto sul Superbonus, suggerisce di “monitorare sul campo, come si fa in Francia, l’efficientamento energetico raggiunto. Il risparmio in bolletta si può misurare. Nessuno però lo ha fatto. Per un programma che vale oltre 200 miliardi, più del Pnrr” (‘la Repubblica‘, 22.4.24): che può riallacciarsi al tema di “assegnare un codice energetico/fiscale ad ogni edificio per costruire mappe al fine di poterne calcolare il saldo energetico per ciascuno di esso” ( https://www.civitasdemocratica.it/2023/03/31/capire-linfrazione/ ).
Quello che ha dichiarato il Commissario all’Energia “Tocca ai singoli Paesi scegliere il proprio mix di fonti energetiche” (‘Corriere’, 18.1.24) in vista degli obiettivi 2050 sulla neutralità climatica, senza integrazione, è praticamente una sorta tana libera tutti che difficilmente porterà a qualcosa. Allo ‘State of the Union‘ arriverà quindi ospite l’ex Premier italiano (che ricordiamolo, nel 2014 ha abolito, consapevolmente o no è un mistero, il finanziamento pubblico ai partiti), il quale auspicabilmente riproporrà i temi del cloud, integrazione del sistema energetico europeo, et cetera ( https://www.consilium.europa.eu/media/ny3j24sm/much-more-than-a-market-report-by-enrico-letta.pdf ).
Comunque sia, non sarà facile andare a votare con entusiasmo alle prossime elezioni comunitarie dal momento che ci sono personaggi, che pur giustamente a livello di slogan rivendicano gli ‘Stati Uniti d’Europa’, nella realtà però si son occupati in primis di quelli d’Arabia: con il rischio che con queste distonie a vincere sarà il PAI (Partito Astensionismo Italiano).
Il Prof Buti titola che ‘Il declino UE si può ancora scongiurare’ (‘Il Sole 24 Ore’, 12.5.24), ma parafrasando i Beatles sarà una ‘Long & rewinding road’; perché, vista l’impasse, più che di ‘State of the Union’ sarebbe più coerente parlare di ‘Stalemate of the Union’.
Cordialmente
Giovanni Amaducci