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Firenze, 2.4.22
D’accordo che il libro di Jacopo Iacoboni intitolato ‘Oligarchi: Come gli amici di Putin stanno comprando l’Italia’ è uscito prima del conflitto russo-ucraino del 24.2.22, ma ora siamo giunti ad una vera e propria caccia all’uomo sia da parte della stampa, TV, che GdF.
Anni fa, precisamente nell’aprile 2014, si poneva il seguente quesito: “E forse in nome degli ‘Human Rights’ violati in Ucraina il nuovo Amministratore Delegato ENI cancellerà i contratti di fornitura gas e gli appalti sui gasdotti con i russi? Probabilissimevolmente non succederà un bel niente, tanto si sa che le logiche umanitarie non sempre vanno di pari passo con quelle economiche e politiche” ( https://www.civitasdemocratica.it/2014/04/08/in-bod-we-trust/ ).
Per poi proseguire su “diversificazione” energetica, “rigassificatori”, del gasdotto “Poseidon” (in queste ore miracolosamente tornato alla ribalta), di “fracking”, fino a porre questioni sull’autoproduzione collettiva in vista della riforma costituzionale del Titolo V (“cosa prevede, un decentramento o un accentramento della produzione in ambito energetico?”), dato che i ricatti sono direttamente proporzionali all’autosufficienza energetica.
Tutti quesiti rimasti a penzoloni.
Un anno dopo (2015) nel suo libro ‘L’inverno sta arrivando‘ (Ed. ‘Fandango Libri’), Garry Kasparov sul tema energetico scriveva: “Osservate più da vicino ciò che l’America e l’Europa ottengono dalla Russia – petrolio, gas, linee di rifornimento – e cercate dei sostituti. Ecco perché Putin teme il fracking e altre tecnologie che possano rendere l’Occidente meno dipendente dalle sue esportazioni energetiche” (pag. 368); e che “la Russia ha bisogno dei consumatori europei quanto l’Europa ha bisogno del petrolio e del gas… Le élite russe hanno ricavato profitti esorbitanti dall’impennata dei prezzi del petrolio… Le autocrazie redistribuiscono quei proventi solo quel tanto che è necessario per evitare la rivolta sociale di massa. Quando i dittatori investono il denaro non lo fanno circolare nel paese: esso è destinato alle forze di sicurezza e all’apparato della propaganda, non alla liberalizzazione della società civile” (pag. 294).
Ed infatti a proposito di propaganda ed ENI, nella recente arma di distrazione di massa dal titolo ‘Lobby e logge. Le cupole occulte che controllano «il sistema» e divorano l’Italia’ della coppia Palamara-Sallusti (in stile Bibì-Bibò), si parla del colosso energetico italiano solo in salsa ‘Amara’, quando nell’elenco finale dei nomi guarda caso non compare quello dell’ex ad di ENI Scaroni, colui che ha irreversibilmente legato mani e piedi il destino italiano al gas russo: ma che sbadati!
Meno distratto è stato l’ex scacchista russo quando 7 anni fa parlava di “vecchi soci in affari di Putin come Silvio Berlusconi” (pag. 252).
Non solo energia ne ‘L’inverno sta arrivando’: “In Ucraina, peraltro, il tasso di violenze di matrice antisemita è più basso rispetto a quasi tutti i paesi europei in cui si effettua questo tipo di rilevazioni statistiche, tra cui Francia e Germania. Anche le leggende sugli oligarchi ebraici che ‘dirigono l’Ucraina’ fanno parte della guerra di disinformazione del Cremlino, con l’intento evidente di spingere gli slavi russi presenti in Ucraina a levarsi contro di loro, o forse di lasciar fare il lavoro a Putin” (pag. 191). Ciò stride molto con quanto riportato sul ‘Fatto‘ del 20.3.22 ove si accenna alla “sanguinosa protesta nazionalista che il 22 febbraio 2014, con l’ausilio di milizie neonaziste, caccerà il presidente eletto Viktor Yanukovich, filo-russo ma anche filo-Ue”.
E stride anche con il seguente passaggio: “In quei giorni Janukovyc incontrò infatti la responsabile della diplomazia Ue Catherine Ashton e il vicesegretario di Stato Usa Victoria Nuland, il cui appoggio alle proteste è tuttora usato dalla propaganda russa per ‘provare’ che l’intero movimento Euromaidan era un tentativo di colpo di Stato orchestrato dalla Cia… Per tutta la durata delle proteste di Euromaidan, le autorità russe lanciarono accuse sempre più isteriche circa l’ingerenza di ‘agenti stranieri’. Benché mancasse il minimo straccio di prova, il Cremlino accusò più volte i cittadini ucraini di essere stati addestrati e armati dall’America e di aver pianificato un golpe violento…. il 18 febbraio… Cecchini delle forze speciali ucraine, addestrati dai russi, cominciarono a sparare sulla folla” (pagg. 326-328).
Quanto agli agenti stranieri, “E’ cosa buona e giusta che gli Stati Uniti partecipino ai colloqui, anche in quanto firmatari del Documento di Budapest del 1994 che garantiva l’integrità del territorio ucraino” (pag. 340).
Ribadendo che il sopracitato libro è stato scritto nel 2015, domandona: non esiste un’enorme discrepanza tra i mille circa componenti del battaglione Azov ed i milioni di rifugiati ucraini, esodo causato dalla “operazione speciale” russa? O sotto c’è dell’altro?
Vero è che se il Presidente ucraino Zelensky, eletto dal popolo, fosse stato veloce come Kasparov lo era sulla scacchiera, avrebbe potuto fare la mossa del cavallo togliendo ogni pretesto isolando il giorno prima del conflitto i mille facinorosi; ma il dissidente russo, da vero occhio di lince, allora scriveva che “Putin aveva trasformato di nuovo la Russia in uno Stato di polizia e l’Ucraina, da lui appellata ‘Piccola Russia’, era la prossima nella lista” (pag. 331).
Quest’ultimo passaggio può essere di aiuto a chi considera il ritiro USA dall’Afghanistan come un semaforo verde per Putin, che indubbiamente non è stato un bello spettacolo, ma non va tralasciato che il tutto era già stato formalizzato a Doha nel febbraio 2020 per il 31.8.21 dall’allora amministrazione Trump congiuntamente ai Talebani, ed incredibilmente senza coinvolgere il governo di quel paese (“did not involve the government of Afghanistan”, Wikipedia); casomai l’assalto del 6.1.21 in Campidoglio.
Come può essere di aiuto, ora che l’inverno è realmente arrivato, anche ai Carc, che a Firenze il 26.3.22 sono scesi in piazza contro “l’asservimento alla NATO”, la quale un bel giorno sarà invitata a sloggiare dall’Europa, DOPO però che la cosiddetta Federazione Russa da oligarchico sarà diventato un regime democratico (fermo restando che anche gli USA sono su una cattiva strada: ‘The Donald’ non era certo un ex dipendente di McDonald’s).
Riguardo all’abbattimento del volo MH17 del 17.7.14 nei cieli ucraini Kasparov, si pronunciava così: “I vertici dei separatisti locali immediatamente si vantarono pubblicamente di aver fatto esplodere quello che pensavano fosse un altro velivolo militare ucraino, per poi ritirare quelle dichiarazioni e cancellare i post non appena si venne a sapere che era un aereo civile” (pag. 341). Per aggiungere “Tutti sapevano da mesi che la Russia arma e finanzia i separatisti in Ucraina” (pag. 343). E rincarare che “La retorica basata sulla difesa di una popolazione minacciata è la stessa, la stessa propaganda zeppa di calunnie, pretesti e accuse. Putin seguì altresì il modello di Stalin per la Polonia a Jalta: prima invadere poi negoziare” (pag. 335).
Ed a proposito di Crimea, questa “fu costretta a tenere un referendum farsa per dire se voleva unirsi alla Russia; un voto che si svolse secondo il sistema caro al Cremlino, ossia sotto la minaccia delle armi e con l’esito scontato in partenza. Che i crimeani avessero già votato in passato per rimanere in Ucraina non se l’è ricordato nessuno” (pag. 336).
Non solo referendum, ma anche democrazia partecipativa: “Con un’affluenza straordinaria del 99,5%, il 99% dei voti ceceni andò a Russia Unita. Non dimentichiamo che è il partito di Putin, l’autore della seconda guerra cecena in cui fu rasa al suolo Groznyj… Mia moglie commentò sarcastica che gli unici a non aver votato in Cecenia erano quelli che erano morti il giorno delle elezioni” (pag. 245); “un candidato indipendente doveva raccogliere due milioni di firme in appena cinque settimane, e non potevano essere più di 40.000 per regione” (pag. 257).
Evidentemente tutto il mondo è paese, perché quanto sopra riesumato ricorda molto le primarie ‘aperte’ di un noto partito democratico italiano ( https://www.civitasdemocratica.it/2015/06/05/ai-garanti-del-pd/#27-i ).
Temi, insieme a quelli energetici, perorati poi nei tribunali civili e procure della Repubblica. Ma…
Il premio di ‘Italia’s got talent’ va senz’altro alla ‘Giorgia de noantri’, che nel 2018 all’indomani delle ennesime “farsesche elezioni presidenziali” russe, cinguettava come segue: “La volontà del popolo in queste elezioni russe appare inequivocabile”: sarà per questo che in romanesco si usa l’espressione ‘ammàzza, ahó‘?
Tuttavia sia il Presidente di Confindustria a ‘Mezz’ora in più‘, sia Elly Schlein che Monica Frassoni, note ambientaliste, su ‘La7’ hanno rimarcato come sulle rinnovabili siamo fermi al 2014: e chi governava, senza essere eletto, allora in Italia?
Anche se l’ordine è del 2011, con all’epoca ‘Giorgia’ Ministro/a della ‘Juventus’ (quanno ce vo, ce vo), secondo il quotidiano ‘Domani‘ del 3.3.22 il medesimo esecutivo (non eletto) nel 2015 “ha rilasciato una nuova autorizzazione per la vendita di 94 blindati Lince alla Russia” della Iveco, quando un anno prima “l’Unione Europea ha imposto un embargo sull’invio di armamenti verso la Russia in risposta al conflitto ucraino”.
Quanto alla cagnara in Parlamento sul 2% delle spese militari, l’importante è che vengano impiegate anche in cybersecurity onde evitare casi come quelli già successi alla Colonial Pipeline proprio in vista della digitalizzazione delle reti elettriche (se mai): per intenderci, è inutile piantonare fisicamente le biglietterie di Trenitalia, queste recentemente oggetto di attacchi da probabili hacker russi.
Va comunque ricordato che Iveco fa parte del gruppo Exor, che a sua volta nel dicembre 2019 ha acquisito il controllo di GEDI, il gruppo editoriale che sta per “vendere” ‘L’Espresso’ ed è proprietario de ‘La Stampa’, ‘la Repubblica’, nonché del mensile di geopolitica ‘Limes’. Affermare che Lucio Caracciolo, il direttore di quest’ultima rivista, lavora per dei guerrafondai è una forzatura, ma il problema a livello etico esiste. Tanto che alla fine del succitato post di aprile 2014 si aggiungeva che “destra e sinistra fanno rima con minestra”.
Quello era il periodo in cui buona parte dell’opinione pubblica e della stampa era abbagliata dalla narrazione dell’uomo-fiammifero di Rignano.
Ed evidentemente, secondo la vulgata di allora, anche quei blindati, probabilissimevolmente, erano da rottamare.
Cordialmente
Giovanni Amaducci
PS: per aggiornamenti sul PIL, pregasi contattare il Prof. Fortis ( https://www.civitasdemocratica.it/2021/09/19/la-ruota-quadrata-che-gira-fortis/ )