ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI PERUGIA
ESPOSTO
Il Sottoscritto, Giovanni AMADUCCI, nato a Boston(USA) il 1.3.64 e residente a Firenze in XXX, ad integrazione dell’esposto depositato presso Codesto Ufficio il 21.9.18, espone quanto segue:
1) A seguito di indagini che hanno investito l’ex Presidente dell’Anm Luca Palamara, sull’argomento sono stati pubblicati vari articoli. Come ad esempio quello comparso su ‘il Fatto Quotidiano’ del 2.6.19 (allegato 1) e su ‘LaVerità’ del 4.9.19 (allegato 2); ma indipendentemente dall’approccio politico delle testate in questione, ciò che risulta innegabile in questa vicenda è il ruolo di ENI. Infatti nell’esposto di quasi un anno fa ( https://www.civitasdemocratica.it/2018/09/21/alla-procura-di-perugia/ ) si era accennato al fatto che le pubblicità dell’ENI sul fotovoltaico flessibile, comparse su varie testate giornalistiche, tra cui ‘Corriere della Sera’, fossero improvvisamente cessate dopo aver depositato un’integrazione presso la Procura di Roma nel giugno 2016. Sarebbe interessante chiedere alla suddetta azienda, o addirittura ad ‘RCS’ (Rizzoli Corriere della Sera), del perché di questa improvvisa cessazione. Si ricorda inoltre che sebbene originariamente l’esposto sia stato fatto nei confronti della Dott.ssa Condemi della Procura capitolina, chi ha controfirmato il decreto di archiviazione del gennaio 2017, malgrado fosse stata fatta richiesta di essere avvisati (ex art. 408 c.p.p.), è stato il Dott. Paolo Ielo che compare in ambedue gli articoli.
2) Sempre nell’esposto del settembre 2018 erano stati riportati alcuni passaggi dal libro di Riccardo Iacona, conduttore RAI di ‘Presa Diretta’, dal titolo ‘Palazzo d’ingiustizia’. Giova pertanto ricordare anche ciò che era stato scritto sul tema nel 2009 da Stefano Livadiotti nel suo libro ‘Magistrati – L’ultracasta’ (allegato 3), che non solo riportava una dichiarazione di Giovanni Falcone del 1988 (“Le correnti dell’Anm… si sono trasformate in macchine elettorali… la caccia esasperata e ricorrente al voto del singolo magistrato e la difesa corporativa della categoria sono divenute… le attività più significative della vita associativa… nei fatti il dibattito ideologico è scaduto a livelli intollerabili”), ma oltre ad informare come già allora Cosimo Maria Ferri fosse membro laico all’interno del C.S.M. in quota MI (Magistratura Indipendente), citava pure le dichiarazioni dell’ex Presidente della Repubblica Cossiga: “La magistratura oggi è in mano ai ragazzini, come quel bravo figlio di buona famiglia che è il presidente dell’Anm [Palamara], che decide tutto e dà direttive anche al Csm”.
3) Sempre nel libro di Livadiotti (allegato 3) è riportato un passaggio del Prof. Vladimiro Zagrebelsky dal suo ‘Tendenze e problemi del Consiglio superiore della magistratura’: “Sempre più cresce la convinzione che, specie per ottenere un incarico direttivo, sia necessario l’appoggio di partiti politici. E’ esperienza di cui è necessario conto, quella che vede sempre più numerosi magistrati che, in incarichi direttivi, ricercano l’appoggio in sede locale e nazionale del maggior numero possibile di partiti politici, in modo da precostituirsi una posizione forte nel consiglio e persino condizionare le scelte dei gruppi o dei singoli componenti magistrati. Si tratta di tendenza destinata a gravemente compromettere l’indipendenza dei magistrati”. Pochi giorni dopo l’esposto inoltrato alla Procura di Perugia, al vertice del C.S.M. il 25.9.18 è stato eletto David Ermini, proveniente dal Partito Democratico. In udienza l’8.3.18 presso il Tribunale di Firenze ( https://www.civitasdemocratica.it/2019/03/06/al-presidente-del-tribunale-di-firenze/ ) del suddetto partito ne è stata dichiarata la “contumacia” nella causa civile che vedeva lo scrivente come attore (allegato 4). Pur riconoscendo all’attuale vicepresidente del C.S.M., come si evince nell’intervista di Giovanni Bianconi sul ‘Corriere’ del 7.6.19 (allegato 5), di essersi dimesso dal suo partito, tuttavia all’epoca della sopracitata udienza del marzo 2018 egli era, almeno fino al 4.3.18, responsabile giustizia della sua compagine politica. Sarebbe interessante capire se la decisione del convenuto (PD) di non presentarsi in Tribunale sia stata una scelta del Dott. Ermini, poi eletto al C.S.M. grazie ad un “accordo tra le correnti coinvolte in questa vicenda, Magistratura indipendente e Unità per la costituzione, con l’avallo del Pd e in particolare del deputato Cosimo Ferri” (‘Corriere’, 7.6.19). Nulla di penalmente rilevante, ma sarebbe un importante indizio sulla volontà o meno della classe politica di avviare una riforma dei partiti, che così come stanno le cose portano ad una inevitabile sovrapposizione di questi con l’organo di autogoverno della magistratura. Anche perché sembra che il Giudice del tribunale fiorentino nell’udienza del 18.12.18 (allegato 6) abbia ritenuto “tardiva” la documentazione prodotta ( https://www.civitasdemocratica.it/documents/garanti_pd/L’Espresso_161218.pdf ) proprio in virtù del fatto che il convenuto fosse contumace. Per completezza di informazioni l’esposto inoltrato a Codesto Ufficio il 21.9.18 a suo tempo era stato inviato per email anche a posta@associazionemagistrati.it. L’email da cui era stata inviata tale comunicazione (amaducci@dada.it), da gennaio 2019 non è più accessibile dal Sottoscritto, inconveniente accaduto proprio a ridosso della redazione della memoria conclusionale della suddetta causa civile. Ciò è tuttora sottoposto a verifica da parte del Garante per Protezione dei Dati Personali (allegato 7). Curioso come lo stesso Palamara questa primavera avesse “presentato alla Camera la sua candidatura per il Garante della Privacy” (‘Corriere della Sera’, 17.6.19). A questo punto non sarebbe fuori luogo tentare di capire il perché di tale iniziativa.
4) Lo scorso aprile, prima dello scandalo Palamara, è stato inoltrato per raccomandata un esposto al Consiglio Superiore della Magistratura e messo per conoscenza al Ministro della Giustizia Bonafede ( https://www.civitasdemocratica.it/2019/04/24/al-consiglio-superiore-della-magistratura/ ): ancora nessuna risposta. Sempre dal libro di Livadiotti: “Se il Csm è il buco nero della giustizia all’italiana, la sua sessione disciplinare lo è dell’intero Palazzo dei Marescialli. Quella dove le correnti del sindacato in toga, in nome della giustizia dei giudici, ordiscono le trame più inconfessabili. Assolvendo colleghi che meriterebbero l’interdizione a vita dai pubblici uffici. O, al contrario, azionando una trappola ben oliata quando si tratta di castigare chi canta fuori dal coro” (allegato 3). All’interno del suddetto esposto si fa riferimento anche all’esposto depositato il 17.3.17 presso lo stesso C.S.M., Ministero della Giustizia e Procura Generale della Cassazione. Non avendo tale denuncia sortito nessuna iniziativa a livello disciplinare né dall’allora Ministro Orlando, né dal Procuratore Generale Ciccolo, si ricorda che Luca Palamara, indagato per corruzione presso Codesto Ufficio, nel 2017 faceva parte della consiliatura 2014-2018 del C.S.M.. Sarebbe di sicuro interesse tentare di capire il grado di influenza da parte dell’indagato, se vi è stato, nel redigere la risposta del C.S.M. al Sottoscritto nel giugno 2017 (allegato 8), che a causa della sua evasività, è stata messa successivamente in copia al Presidente della Repubblica Mattarella ( https://www.civitasdemocratica.it/2017/07/13/al-presidente-della-repubblica/ ). Quest’ultimo, riguardo agli ultimi accadimenti, sulla sovrapposizione dei poteri dello Stato è stato inequivocabile: “Quel che è emerso ha disvelato un quadro sconcertante e inaccettabile… tentativi di screditare altri magistrati, di millantata influenza, di pretesa di orientare inchieste e condizionare gli eventi, di convinzione di poter manovrare il Csm, di indebita partecipazione di esponenti di un diverso potere dello Stato… sono l’opposto di ciò che i cittadini si attendono dalla giustizia” (‘Corriere della Sera’, 22.6.19). Infine, sempre a causa della vicenda Palamara, non vanno sottaciute le recenti dimissioni del Procuratore Generale della Cassazione Riccardo Fuzio, succeduto a Ciccolo, ed eletto dal plenum del C.S.M. a fine 2017 a sfavore del Procuratore Generale di Roma Giovanni Salvi in quanto sostenuto solo dal gruppo Area. Il Dott. Salvi nel giugno 2015 era stato ‘promosso’ dal C.S.M. da Procuratore capo di Catania a Procuratore Generale di Roma, poco dopo aver fatto richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa nei confronti di un noto editore catanese; fatti di cui si fa ampia menzione sia nell’esposto al C.S.M. del 17.3.17 che in quello del 24.4.19.
Tutto ciò premesso,
si CHIEDE che il Signor Procuratore della Repubblica voglia indagare sui fatti di cui in narrativa ad integrazione di quelli già descritti nell’esposto del 21.9.18.
In aggiunta
CHIEDO
di essere avvisato ex art. 408 c.p.p. della eventuale richiesta di archiviazione.
Documenti allegati:
1) Articolo de ‘il Fatto Quotidiano’ del 2.6.19; 2) Articolo de ‘LaVerità’ del 4.9.19; 3) Estratto dal libro di Stefano Livadiotti ‘Magistrati – L’ultracasta‘; 4) Verbale udienza presso Tribunale di Firenze dell’8.3.18; 5) Articolo ‘Corriere della Sera’ del 9.6.19; 6) Verbale udienza presso Tribunale di Firenze del 18.12.18; 7) Comunicazione Garante Privacy del 4.9.19; 8) Risposta C.S.M. del 23.6.17;
Firenze, 16.9.19