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Firenze, 3.3.18

Fermahevi sennò si perde una barcaha di voti!”. Deve essere stato questo, in perfetto stile oxfordiano, l’ordine lanciato via SMS dal centro di Firenze in direzione Roma per far naufragare il tanto decantato Ius soli. Come del resto ribadisce il deputato Franco Monaco: “Legge sacrificata per motivi elettorali” (‘LaNotiziaGiornale’, 28.12.17).

Ma come, dopo tutte queste fiducie, ben 103, non hanno avuto fiducia in loro stessi facendo mancare il numero legale in Parlamento? La legislatura appena conclusa da un punto di vista puramente statistico, avendo messo la fiducia pure sulla legge elettorale, la si può archiviare come quella dell’arroganza istituzionale.

Poi però sull’EMA (l’Agenzia Europea dei Medicinali) c’è chi a Bruxelles frigna contro la commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo perché non è stato fatto un “accordo tra co-legislatori” (‘Corriere Milano’, 26.2.18): chi di spada ferisce…

Non sarà d’accordo il costituzionalista Roberto Bin che su ‘il Sussidiario’ del 5.1.18 sostiene che le bocciature della Consulta hanno “costretto i governi Renzi e Gentiloni a mettere la fiducia su tutto e a fare cattive leggi”. E allora perché, come suggerito ben prima della bocciatura del ‘Porcellum’ ( https://www.civitasdemocratica.it/2015/06/05/ai-garanti-del-pd/#16-q ), dopo il 40% delle Europee del 2014 non si è provveduto a fare una legge elettorale che garantisse un minimo di maggioranza in ambedue le Camere e tornare così alle urne per farsi un bagno di legittimazione popolare? Paura tribale di non poter più parcheggiare nei punti nevralgici i propri capi tribù?

Entrando in tema, sul numero del 18.2.18 il direttore de ‘L’Espresso’ Marco Damilano nel suo editoriale intitolato ‘La guerra civile dei 5 Stelle e le altre tribù’, si accorge che a causa dei “rimborsi taroccati… i post-grillini sono come tutti gli altri”. Tribù in verità è un termine appioppato ad un noto partito da uno dei relatori al termine del convegno su Calamandrei svoltosi lo scorso autunno in Palazzo Vecchio.

Superfluo ricordare cosa pensasse sul tema il giurista fiorentino: “I partiti da libere associazioni di volontari credenti si sono trasformati in eserciti inquadrati da uno stato maggiore di ufficiali e sottufficiali in servizio attivo permanente: nei quali a poco a poco si spegne lo spirito dell’apostolo e si crea l’animo del subordinato, che aspira ad entrare nelle grazie del superiore”.

Inutile girare intorno al problema ( https://www.civitasdemocratica.it/2018/02/13/alla-commissione-europea-2/ ): finché non viene fatta una legge attuativa sui partiti (art. 49 Costituzione), il Parlamento rimarrà sempre popolato da vari gruppi di interessi, dove ognuno di essi guarderà solo al proprio ‘particulare’. Però così facendo il sistema Paese non ci rimette? A maggior ragione dopo l’abolizione del finanziamento pubblico.

Strano, ad esempio, che l’EUgenio nazionale sul tema non abbia mai inflitto scomuniche domenicali. Per caso, era uscito a far due passi su Giunone? Piuttosto, le telefonatine tra il presidente del gruppo editoriale che lui ha fondato ed il rispettivo broker, beccati a ciacolare di imminenti decreti governativi concernenti banche popolari (“Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa”), non sono la dimostrazione di una cultura tribale dello Stato?

La nuova avventura editoriale del direttore Belpietro con ‘LaVerità’ ha una sua dignità va riconosciuto, ma non si scordi che per anni ha mangiato nel piatto di una nota tribù che a fine ’93 aveva in pancia qualcosa come 3000 miliardi di lire di debiti. Poi, come dice la canzone di Carosone*, ha provveduto la ‘borsetta di mamma’.

Il direttore de ‘Il Dubbio’, l’ex PCI Sansonetti, il 14.2.18 polemizza contro il ‘Il Fatto distratto‘ perché secondi lui, il giorno precedente “tutti i giornali italiani a diffusione nazionale (ma anche moltissimi locali) hanno dedicato il titolo principale di prima pagina alla notizia del giorno: il gran numero di deputati e senatori 5 Stelle che hanno fatto finta di restituire una parte dello stipendio, come richiesto dal loro partito, e poi invece se lo sono messo in tasca”.

Ammettiamo pure che il quotidiano di Travaglio sia pro M5S; va però ammesso che ‘la Repubblica’ è pro PD, ed ‘il Giornale’ pro FI; ma con una differenza. Mentre il quotidiano milanese, si sa, è roba di famiglia, il quotidiano romano di Largo Fochetti, come già accennato sopra, da organo di informazione non si è tramutato (forse lo è sempre stato) in organo di pressione? Quanto a ‘Il Fatto’ lo si può anche classificare come tra i più faziosi, ma non avendo sul groppone apparenti conflitti di interesse, sorge un dubbio: meglio la carta stampata o quella patinata?

Un momento, ma dietro a ‘Il Dubbio’ chi c’è? Cucù, uno ‘sparuto’ gruppo di amici in vena di fare un po’ di bisboccia durante il dopolavoro; che va sotto il nome di “Fondazione dell’Avvocatura Italiana” del Consiglio Nazionale Forense, quindi un “giornale garantista e battagliero, senza padroni politici… Non… contro i magistrati, ma contro il giustizialismo” (‘Huffington Post’, 7.4.16).

Ed infatti nell’intervista del 23.2.18 all’ottuagenario ed intramontabile personaggio della politica nazionale, non una domanda, in caso di vittoria elettorale, sulla giustizia o su come stasare i tribunali sommersi di cause ( http://ildubbio.news/ildubbio/2018/02/23/120802/ ): e come pensano di farlo, forse con l’anticalcare per lavatrici? Sarebbe comunque un bel dramma per il numerosissimo clan: giustizia che pende giustizia che rende, no?

Sventura vuole che un articolo de ‘Linkiesta’ del 2.2.18 ‘Applicatela o cambiatela: la grande ipocrisia sulla Bossi-Fini‘ chiarisce uno dei motivi di tale ingolfamento: è grazie al decreto legge 89/2011 del governo Berlusconi che “All’espulsione forzata della Bossi-Fini ha sostituito l’allontanamento volontario da concordare con la persona espulsa, a cui viene semplicemente dato un periodo di tempo entro cui lasciare l’Italia (nel caso dei migranti parliamo spesso di 7 o 15 giorni)”.

Erano passate poche ore dal rimbrotto di Sansonetti a Travaglio che grazie al video inchiesta di ‘Fanpage’ scoppia il bubbone rifiuti in Campania (che forse sarebbe stato più appropriato chiamare ‘Muddy money’) dove “tutti sanno e nessuno fa niente”. Ma che ‘Il Dubbio’ distrattamente affronta con un “Provocare un reato è reato… Con gli agenti provocatori, Minority Report è alle porte” a firma del magistrato Alberto Cisterna.

Punto primo: pur non essendo prevista tale figura, nella valigetta dell’inchiesta di ‘Fanpage’ non c’erano i 50mila euro, ma rifiuti, quindi il reato dov’è?

Punto secondo: il paragone con il film di Spielberg è poco calzante in quanto i Precogs vedono ciò che farai, non quello pensi, ed il sistema della ‘Precrimine’ era aggirabile proprio perché il rapporto di minoranza fu deliberatamente alterato e cancellato dall’archivio digitale.

Il film, uscito dopo le elezioni presidenziali USA del 2000, forse voleva essere una critica al sistema elettorale americano basato sul “winner takes it all” che non tiene conto del rapporto di minoranza, cioè anche di una quota proporzionale del voto popolare (Al Gore perse da Bush pur avendo racimolato numericamente più consensi a livello nazionale); rapporto di minoranza che non viene rispettato neanche nel nuovo sistema elettorale italiano tra le liste coalizzate (vedasi soglie 1% e 3%), il cosiddetto ‘misto’, dove l’elettore con un unico voto determina il risultato sia della competizione maggioritaria che di quella proporzionale.

Sempre sul tema giustizia, se c’è un organismo che dovrebbe essere simbolo di terzietà, ma che invece dà esempio di tribalismo di Stato è proprio la Magistratura, che si divide nelle varie correnti; che inevitabilmente allagano il CSM.

Stesso discorso lo si può estendere ai sindacati italiani, che invece di rinnovarsi su un modello nordeuropeo pensano ancora di vivere nel dopoguerra quando esistevano la DC (Cisl), il PCI (Cgil), ed il PSI (Uil).

Che ‘la Repubblica’ sulla cronaca giudiziaria abbia perso un po’ di smalto oramai non è più una novità. Lo dimostra il pezzo della ex attenta Liana Milella quando il 28.1.18 scrive “Non sono più il fiore all’occhiello della politica, soprattutto del Pd, che rinuncia alle toghe in lista”. A parte il fatto che la ‘minacciosa’ “separazione delle carriere” non è il male assoluto, ma come ha fatto a non accorgersi che l'(ex) leader di Magistratura Indipendente(!), Cosimo Ferri, è candidato proprio col PD? Praticamente impossibile. Si spera che passata la buriana delle elezioni ella vorrà scoprire per quale inenarrabile segreto di Stato il succitato magistrato ha ottenuto uno scivolo in Parlamento.

E dalla buriana politica a quella vera, da Del(i)rio, che lunedì 26.2.18 ha colpito la quasi totalità dei passeggeri su rotaia, soprattutto pochi giorni dopo che Rfi e Trenitalia avevano annunciato “sistemi di snevamento e riscaldamento degli scambi”.

Leggendo ‘Lettera43’ un mese prima del gelicidio, par di cogliere che prioritari siano altri tipi di scambi: “Su tutte la privatizzazione di Ataf a Firenze. Fu Mazzoncini, durante la sindacatura di Matteo Renzi, da amministratore delegato di BusItalia a rilevare la maggioranza dell’azienda dei trasporti fiorentina che passò dalla proprietà del Comune alla holding Fs. Il Giglio si completa con i legali che hanno partecipato alle operazioni: da una parte Alberto Bianchi (oggi presidente della Fondazione Open) per BusItalia, dall’altra una giovane Maria Elena Boschi in rappresentanza del Comune di Firenze e che della Fondazione Open è segretario generale” ( http://www.lettera43.it/it/articoli/politica/2018/01/15/trasporti-ferrovie-nomine-renzi-partecipate/217030/ ).

I recenti eventi atmosferici hanno poi messo in evidenza come crescita patrimoniale e manutenzione viaggiano su binari diversi, e che dal traffico ferroviario in men che non si dica si può passare al traffico di influenza: senza una regolamentazione del finanziamento ai partiti e fondazioni, quella di cui sopra non è diventata una tribù altolocata?

Il 30.11.17 pure ‘L’Espresso‘ aveva dedicato spazio all’argomento Fs, già orfano del timoniere Tommaso Cerno, zompato a fine ottobre 2017 a co-dirigere ‘la Repubblica’. Ma niente paura, ci penserà quest’ultimo a mettere ordine. Nella sua “combattuta” scelta di vita politica, il tono dell’autoinvestitura pare quello di chi, parafrasando Gramsci, si crede ghianda per diventare quercia. Visto il precedente abbocco del compagno Sergej Stainovskij, “nella realtà, il 999 per mille delle ghiande servono di pasto ai maiali e, al più, contribuiscono a crear salsicciotti e mortadella”.

Anche per l’ultimo direttore de ‘l’Unità’, oggi vignettista de ‘Il Dubbio’ e ‘Avvenire’, oramai è un po’ tardi per riflettere su ‘Grande ambizione e piccole ambizioni‘ del fondatore del fu giornale, che nel 1930-32 dal carcere scriveva: “Il «demagogo» deteriore pone se stesso come insostituibile, crea il deserto intorno a sé, sistematicamente schiaccia ed elimina i possibili concorrenti, vuole entrare in rapporto con le masse direttamente (plebiscito, ecc., grande oratoria, colpi di scena, apparato coreografico fantasmagorico: si tratta di ciò che il Michels ha chiamato «capo carismatico»)”.

Eh ma non ce l’avevano detto che con tutto questo effetto serra causato dalle centrali a carbone in Slovacchia, ci sarebbe stato così tanto ghiaccio da bloccare tutti i treni”. E’ una provocazione, ma il ministro dello Sviluppo Economico Calenda sarebbe stato più credibile in questo modo, invece che addossare, quando era in visita a Bruxelles, ai costi “dell’energia più basso” la probabile delocalizzazione dal Piemonte verso l’est europeo della Embraco, la multinazionale del gruppo Whirlpool.

Posto che anche negli USA ci sono zone in cui i costi energetici sono considerevolmente più bassi grazie allo shale gas (West Virginia, Ohio, Pennsylvania), sul tema perché non ha chiesto lumi a qualcuno del consiglio di amministrazione di ENEL che, come già sussurrato, è anche presidente della ‘Fondazione Open’?

Il Prof. Fabbrini che dalle colonne de ‘Il Sole 24 Ore’ mostra sempre di essere molto sensibile ai temi europei, nel suo editoriale del 25.2.18 ha fatto una panoramica dello scenario politico italiano in quanto “la sfida sovranista va preso sul serio”: “Quello della Lega è un sovranismo ideologico, quello dei Fratelli d’Italia è un sovranismo statalista, quello dei Cinque Stelle è un sovranismo antipolitico, quello della sinistra radicale è un sovranismo sociale”. Analisi condivisibile da un punto di vista accademico, ma sarà difficile che tra i lavoratori della Embraco non vi sia nessuno che voterà per una mozione “sovranista”. E se ciò accadrà, vorrà dire che qualcosina nel processo di integrazione europea (energetica, fiscale, formativa, ecc.) non è andata a buon fine. Unione Europea che così stando le cose rischia di diventare un mostro a 27 teste. Come popoli/tribù in guerra tra di loro.

Anzi, il recente assassinio del giornalista slovacco Jan Kuciak, con il probabile coinvolgimento della ‘ndrangheta, dimostra come sia impellente estendere ai Paesi della UE il reato di associazione mafiosa ( https://www.civitasdemocratica.it/2018/02/24/alla-commissione-antimafia/ ).

Ha fatto bene il Prof. Fabbrini a tirare le orecchie l’11.2.18 al candidato premier del Movimento 5 Stelle, quando in campagna elettorale ha affermato che vuole “sfondare” il parametro del deficit pubblico sul PIL. Una domanda allora: chi è la faina toscana che ha acceso la miccia col suo ultimo libro in cui annuncia che vuol portarlo al 2,9%, che nel suo programma elettorale vuole ridurre entro 10 anni il debito/PIL al 100% (senza dire come), che il 24.2.14 disse “Il primo impegno è lo sblocco totale dei debiti della Pubblica Amministrazione”, che poco prima del referendum del 4.12.16 per ingraziarsi i sovranisti ha nascosto la bandiera della UE, e che in gioventù partecipò a ‘La Ruota della Fortuna’? Data la complessità urge un aiuto: M_tt__ __nz_.

Quante vocali vuole comprare Professore?

Invece che prendersela con il tribalismo dei migranti, che non va negato, talvolta non sarebbe meglio avvalersi dello IUSssssssh?

Cordialmente

Giovanni Amaducci

(CivitasDemocratica.it)

*nella versione del 3.3.18 era stato erroneamente scritto Buscaglione

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